Progetto per Parco Italia

2016-2017 _ Rosario, Argentina

L’idea di Parco Italia - il parco espositivo delle eccellenze italiane in Argentina - nasce sin dalla seconda metà del primo decennio 2000 come occasione per mettere in luce in termini di eccellenza la consistenza della offerta italiana rivolta al Paese sud-americano. Si tratta di una idea condivisa che coglie istanze di diversa provenienza: l’interesse della comunità italiana di Rosario, terza città in Argentina e prima per dimensione dell’immigrazione dall’Italia, la rappresentanza scientifica dell’Ambasciata italiana a Buenos Aires, imprenditori vicini all’Italia e all’Argentina e ai loro differenziati ma complementari mercati. In quel periodo Gabriele Paparo, allora addetto scientifico dell’Ambasciata d’Italia, ha il merito non solo di mettere a punto il primo organigramma funzionale di quattro padiglioni a cui ricondurre l’insieme delle “eccellenze” da esporre ma anche di tessere intorno al progetto una trama di attenzioni sia a livello istituzionale che operativo capace di portare l’idea all’attenzione generale. Gabriele Paparo resta con tenacia protagonista della vicenda nel corso degli anni successivi, insieme al nuovo addetto scientifico italiano a Buenos Aires José Kenny, portando il progetto all’attenzione del CONICET, il Consiglio Nazionale delle Ricerche in Argentina, e a quella del Consorzio Universitario Italiano per l’Argentina (CUIA) in Italia. Quando Parco Italia approda al CUIA, sebbene si tratti ormai di una idea matura e strutturata dal punto di vista del contenuto e sebbene il progetto disponga ormai nella città di Rosario persino di un’area su cui sorgere sul fiume Paranà, messa a disposizione dal CONICET, appare evidente la totale mancanza di un disegno, per non parlare ancora di architettura, per il contenitore. Per l’edificio, o per meglio dire, per gli edifici – i quattro padiglioni- che avrebbero dovuto accogliere il contenuto. Eppure in una visione così alta del contenuto – l’insieme delle eccellenze italiane raggruppate intorno alle quattro grandi categorie di eccellenze artistiche e culturali, eccellenze tecnologiche, eccellenze enogastronomiche, eccellenze turistiche e di intrattenimento sul territorio – la consistenza formale del contenitore non poteva certo essere risolta in un edificio di carattere ordinario. Altrettanto evidente era che la destinazione localizzativa di Parco Italia in una grande “quadra” incompleta nel disegno di città di fondazione ispanico-americana alla periferia di Rosario, sebbene adiacente alla riva del fiume Paranà e per questo non priva di un suo certo interesse urbano, aveva bisogno di appoggiarsi per il suo impianto ad una idea insediativa di tipo non banale. Dal 2016 la presenza di Roberto A. Cherubini come delegato di Sapienza nel comitato scientifico del CUIA, unico tra i colleghi del comitato con competenze relative al progetto urbano e architettonico, rende naturale una sua assunzione di responsabilità in merito ad entrambi gli aspetti della questione. Lo aiutano l’esperienza maturata a Belgrado negli anni immediatamente precedenti nel progetto di riordino della riva nord del Danubio, a confronto con destinazioni d’uso di tipo speciale anche espositivo e architetture che dal grande fiume europeo mutuavano senso e significato. La particolarità del tema Parco Italia e la sua importanza e complessità implicano sin da subito tuttavia la necessità di un allargamento delle competenze e delle forze operative da mettere in campo. Vengono dunque immediatamente coinvolti LabMed – Laboratorio di ricerca modellistica progettuale di Sapienza - con l’apporto essenziale di Maurizio Petrangeli, e CSIAA – Centro studi Interdisciplinari sull’Architettura e sull’Ambiente – think tank di progetto fondato e diretto da Roberto A. Cherubini e programmaticamente luogo di sperimentazione, elaborazione e dibattito, dispiegato su problematiche progettuali inconsuete, con il fine ultimo di ragionare sull’architettura, sulla città e sul paesaggio fuori dagli schemi solitamente adottati. Mentre Paparo e Kenny mantengono le relazioni anche istituzionali con l’insieme degli stakeholders del progetto, il gruppo di lavoro ottiene un importante mandato da parte dei Cavalieri di Rosario, la principale associazione italiana della città, su impulso di Miguel Angel Milano, figura di imprenditore e artista (un affermato musicista) vicino al progetto sin dalla prima ora. Gli stati di avanzamento del lavoro vengono periodicamente presentati alle Giornate del CUIA in Italia e in Argentina e il CUIA stesso mantiene Parco Italia tra le voci principali del proprio programma di cooperazione internazionale. Parco Italia è l’occasione per una ricerca progettuale su almeno tre distinti piani problematici: sulla forma della città nel suo rapporto con l’argine del grande fiume, sulla architettura dell’edificio espositivo riferita alle modalità d’uso del terzo millennio, sul concetto di eccellenza italiana come percepita nel mondo latino-americano. Sebbene la realtà fluviale sud-americana finisca almeno inizialmente comunque per spiazzare, per la dimensione di gran lunga superiore a quanto riscontrabile in Europa, le opportunità di progetto nel rapporto puntuale tra città, acqua e architettura tendono in qualche modo ad essere ripetibili. Le due scale, quella del paesaggio fluviale enormemente dilatato da un lato e quella del fronte d’acqua come elemento urbano e architettonico dall’altro finiscono per porsi su livelli talmente diversi che paiono quasi non interferire l’uno con l’altro. In questo senso oltre una certa dimensione di bacino, la distinzione tra letto fluviale e braccio di mare tende ad annullarsi. È quanto accade nei grandi estuari fluviali, come quando poco a Monte di Buenos Aires il Paranà confluisce nel fiume Uruguay formando l’autentico mare che prende il nome di Rio della Plata, ancora Rio – cioè fiume – solo per le sue acque dolci, non certo per la sua vastità del tutto marina. Ma la realtà è la medesima, sebbene meno pronunciata in estensione, all’estuario del fiume Elba sul Mare del Nord. Nel rapporto squilibrato di scala tra dimensione paesaggistica del fiume e dimensione del fonte d’acqua nella sua consistenza urbana e architettonica l’elemento di mediazione è l’argine. L’argine è opera di distinzione tra terra e acqua. Spesso opera umana, eretta a protezione delle terre asciutte. Alcune volte opera della natura, come le dune sabbiose che sul Mare del Nord come sul Mediterraneo, denotano la linea di costa di lunghissimi litorali. L’argine è una duna artificiale. L’argine è uno spazio pubblico della città costiera come di quella fluviale. La duna artificiale è dunque una figura della morfologia dello spazio pubblico lì dove il fronte urbano entra in collisione con la presenza dell’acqua. L’argine è solitamente pieno e compatto ma può diventare cavo nella sperimentazione progettuale per ricondurre al suo interno tutte le funzioni “hard” dell’impianto urbano (parcheggi, stazioni bus, centraline elettriche, impianti di riscaldamento e di raffrescamento, impianti per la distribuzione dell’acqua etc.) ma anche funzioni “soft” qualificate, che non necessitano di grande esposizione alla luce naturale (servizi commerciali, centri congressi, SPA, officine etc.). L’estradosso della duna artificiale può assumere la connotazione di un tetto giardino mantenendo ben visibili le limitazioni all’impianto verde imposte da volte e solai. Oppure può seppellirsi sotto metri di terreno, restituendo al sito una sorta di naturalità artificiale. L’idea della duna artificiale è stata messa a punto da Roberto A. Cherubini con CSIAA attraverso un lungo processo di sperimentazione, negli stessi anni in cui in Argentina prendeva forma organizzativa il progetto Parco Italia. La duna artificiale esiste in quanto tale nei progetti di concorso per Valencia (2007) e Copenaghen (2008), utilizzata per restituire continuità alla linea di costa della città interrotta dal taglio di un nuovo canale portuale a Valencia, per ospitare parcheggi e linee di trasporto pubblico, oltre che come potente mitigatore climatico nel quartiere sostenibile di Nordhavnen a Copenhagen. Nel progetto per il riuso dell’area aeroportuale di Vatnsmyri, premiato a Reikjavik nel 2007, la duna si cristallizza e diventa un Mile di servizi urbani e spazi pubblici coperti accompagnati nel loro sviluppo lineare da una ferrovia leggera, contenuti in un involucro per la massima parte trasparente. Nel 2012 a Belgrado, l’argine del Danubio sul fronte opposto alla città storica viene riproposto cavo, ad ospitare nel suo intradosso, oltre ai parcheggi e ai basamenti di nuovi edifici pubblici, una tramvia lungo il fiume con le sue stazioni di servizio ai quartieri sorti disordinatamente nell’area circostante. Nel disegno urbano di Parco Italia una duna artificiale cava risale l’area golenale interposta tra il fiume e la quadra prescelta per il progetto e raggiunge l’area dei quattro padiglioni celando al suo interno grandi parcheggi per il sistema espositivo, spazi di deposito, attrezzature di ogni tipo a servizio degli edifici. L’estradosso della duna è naturale e restituisce le sedimentazioni alluvionali delle aree circostanti. La presenza della duna artificiale influenza fortemente la morfologia dello spazio pubblico verso la riva del fiume e costituisce una sorta di basamento ibrido naturale-artificiale dei padiglioni, che vedono le loro masse emergere progressivamente dalla superficie della duna ma soprattutto vedono le loro torri a messaggio variabile, concepite per comunicare all’esterno in tempo reale gli eventi in corso all’interno, svettare alte, al di sopra del nuovo piano di campagna. La duna artificiale è anche un sistema di raccordo fisico che connette il livello più basso vicino all’acqua, su cui scorre una strada veicolare veloce, con il piano soprastante, dove si conclude verso il fiume il sistema delle quadra tipico delle città di fondazione coloniale ispano-americana che ha preso il via, uniforme, dal centro antico di Rosario. L’ultima quadra, pronta per il nuovo impianto progettuale di Parco Italia, è incompleta nel suo disegno e inedificata nella sua sostanza. All’interno del suo perimetro il progetto insedia uno schema urbano di tipo cardodecumanico, memore della lunga storia della città di fondazione, dalla città romana alle città di bonifica della Pianura Pontina nella prima metà del secolo scorso. Due viali che si incrociano ad angolo retto e all’incrocio una piazza con i quattro padiglioni espositivi. Sul resto dell’area, giardini dal disegno geometrico, trasposizione e memoria, questa volta, della natura ordinata del giardino rinascimentale. Anche questa immagine, nel contesto spesso poco strutturato degli spazi pubblici verdi della città argentina, è eccellenza italiana. I quattro padiglioni proposti dal programma funzionale di Parco Italia e recepiti nel progetto riassumono ognuno nella sua forma il concetto di un edificio espositivo organizzato non solo per attirare al suo interno il pubblico ma anche a comunicare in tempo reale alla città ciò che all’interno viene proposto. Si tratta di una dimensione pubblica che supera il concetto stesso di esposizione per trasformarlo in condivisione. E se la condivisione è il portato contemporaneo dei social, i quattro padiglioni di Parco Italia sono strumenti contemporanei di informazione e conoscenza. Ma affondano le loro radici anche nella storia antica della torre, segnale civile della città italiana, luogo di espressione della volontà di apparire e comunicare. Ogni padiglione di Parco Italia è costituito da un ampio basamento, dove si svolge l’esposizione per il pubblico generalista e di una torre con uno spazio alla sommità, dedicato ad eventi più ristretti la cui immagine viene però immediatamente proiettata verso l’esterno dalla pelle ai cristalli liquidi, trasparente verso lo skyline della città dall’interno, che involucra la parte alta della costruzione. Scorrendo lungo l’autostrada urbana in basso sul lungofiume gli eventi della torre appaiono all’evidenza di tutti con forza ancora maggiore che dal vivo. Le mani dell’artista di una performance per pochi selezionati critici presenti rimbalzano ingigantite all’esterno nel panorama stellato dell’emisfero boreale. Parco Italia sarà una eccellenza anche sociale nella capacità delle sue architetture di condividere oltre che di mostrare. Qui subentra la concezione che dell’eccellenza italiana ha il pubblico sudamericano. Eccellenza che è sì monumento, opera d’arte o popolare, ambiente, intrattenimento, sport, cucina e tecnologia ma che è riassunta da una convivialità, da un modo di stare insieme che il mondo intero ammira. Gli interni dei padiglioni avranno ognuno una loro esposizione parte fissa e parte temporanea e un loro tema, trasposto dall’Italia con una buona dose di realtà virtuale e aumentata, sia che si tratti del termalismo di Bagno Vignoni che dell’elaborazione tecnologica dei centri di ricerca per le telecomunicazioni satellitari. Parco Italia con i suoi quattro padiglioni e le sue torri, distribuiti in un grande giardino lungo gli assi ortogonali di un impianto che ha al centro una piazza, vuole essere già di per sé uno spaccato della eccellenza della città italiana trasferita su una sponda del fiume Paranà. 

Progettisti: CUIA. Roberto A. Cherubini & CSIAA. Gabriele Paparo, Maurizio Petrangeli. LabMed Sapienza. (CSIAA per/for Parco Italia: Anna Botta, Giulia Colozza, Bianca Federici, Alessia Gallo, Andrea Lanna, Luca Maricchiolo, Chiara Scimia)

The idea of Parco Italia - the exhibition park of the Italian excellences in Argentina - was born from the second half of the first decade of 2000 as an opportunity to highlight the consistency of the Italian offer addressed to the South American country in terms of excellence. Gabriele Paparo, in that time Italian scientific attaché in Buenos Aires, remains with tenacity protagonist of the project over the following years, together with the new Italian scientific attaché José Kenny, bringing the project to the attention of CONICET, the National Research Council of Argentina, and to the attention of the Italian University Consortium for Argentina (CUIA) in Italy. Since 2016 the presence of Roberto A. Cherubini as a delegate of Sapienza University in the scientific committee of CUIA, unique among the colleagues of the committee with skills related to the urban and architectural project, makes it natural to assume responsibility in the project for both aspects of this issue. The peculiarity of Parco Italia and the importance and complexity of its project imply immediately however the need for an expansion of the skills and operational forces to be put in place. So LabMed - Sapienza design modeling research laboratory - with the essential contribution of Maurizio Petrangeli, and CSIAA - Center for Interdisciplinary Studies on Architecture and the Environment - think tank for design founded and directed by Roberto A. Cherubini, are immediately involved. The team gets an important mandate from Cavalieri di Rosario, the main
Italian association of the town, on instigation of Miguel Angel Milano, a figure of entrepreneur and artist (a well-known musician) close to the project since the first hour. Parco Italia is the opportunity for a design research on at least three different problematic levels: on the shape of the city in its relationship with the bank of the great river, on the architecture of the exhibition building related to the use in the third millennium, on the concept of Italian excellence as perceived in the Latin-American culture. The embankment is a public space of the coastal town as well as of the fluvial one. The artificial dune is an original figure of the urban morphology of the public space long investigated and experimentated by Roberto A. Cherubini and CSIAA (Valencia 2007, Reykjavik 2007, Nordhavnen, Copenhagen, 2008, Belgrade 2012) able to applied where the urban front collides with the presence of water. The embankment of Parco Italia on the Paranà river in Rosario is an artificial dune. Each pavilion of Parco Italia consists of a large basement, where the exhibition is held for the general public and of a tower with a top, dedicated to smaller events whose image is however immediately projected outwards by the liquid crystals skin that envelops the upper part of the building. This means according with the idea of the third millennium exposition building “sharing” much more that only “driving people inside”. Parco Italia is composed by four pavilions, two orthogonal roads, a garden and a Piazza. A public space to be lived in. Italian excellence means monuments, art and pop-art, environment, entertainment, sport, cuisine and technology, but all this summarized by a conviviality, by an Italian way of being together, that the whole world admires.


Project team: CUIA. Roberto A. Cherubini & CSIAA. Gabriele Paparo, Maurizio Petrangeli. LabMed Sapienza. (CSIAA per/for Parco Italia: Anna Botta, Giulia Colozza, Bianca Federici, Alessia Gallo, Andrea Lanna, Luca Maricchiolo, Chiara Scimia)